

La piana di Prata e le Forche Caudine
Sintesi di un'ipotesi
Stando alla narrazione liviana nella tarda primavera dell'anno 321 a.C. l'intero esercito consolare romano comandato dai consoli T. Veturio Calvino e Sp. Postumio Albino nel tentativo di invadere il Sannio della parte della Campania rimase intrappolato dai Sanniti nel territorio di Caudio e Gaio Ponzio Telesino, impose alle legioni sconfitte una resa ignominiosa costringendo tutti i Romani al passaggio sotto al giogo e costringendoli così ad inchinarsi ai vincitori di quella che è passata alla storia coma la battaglia delle "Forche Caudine".
A partire dal XIX secolo, Iannucci A.M. prima e Marcarelli G.poi , identificarono il luogo della famosa battaglia nella "Piana di Prata", una piccola e ristretta valle montana compresa tra i Comuni di Frasso Telesino e Cautano. I due riscontrarono nella Piana, quasi una sella di congiunzione stretta comè tra il Taburno ed il Camposauro, una perfetta coicidenza topograficacon la narrazione liviana, tanto più che l'ipotesi veniva supportata da un'incredibile persistenza in loco di suggestivi toponimi, calzanti alla "lettera" con il passo di Livio.
In tempi più recenti e sul finire degli anni '40 un ufficiale dell'Esercito Italiano Michele di Cerbo, appassionato di volo e culture di classici, incuriosito dalla ipotesi di Iannucci, sorvolò più volte la Piana di Prata giungendo a conclusione che quella valle nasconde tra Camposauro a nord ed il Taburno a ud, per la sua conformazione fisica, posizione geografica, per la poca distanza con il sito dell'antica Caudio, quella non eccessiva da Capuae, infine, lo stretto collegeamento tra Melizzano Vecchio (l'antica Melae sannitica) posta sul preostorico percorso che la collegava per la via Latina, rispondeva in tutto e per tutto dal punto di vista topografico e militare alla descrixione dei luoghi riportata da Livio che così recita " due gole profonde, strette, ricoperte da boschi, congiunte l'una all'altra da monti che non offrono passaggi, delimitano una radura abbastanza estesa, a preterie irrigate, nel mezzo della quale si apre la strada; ma per arrivare a quella radura bisogna prima passare attraverso la prima gola; e quando tu l'abbia rggiunta, per uscirne, o bisogna ripercorrere lo stesso cammino o, se vuoi continuare in avanti, superare l'altra gola più stretta e irta si ostacoli".
Infatti Prata si presenta come una valle pianeggiantecircondata ininterrottamente da due catene di alture scoscese strettamente ravvicinate e parallele che, in località Ferriole, generano una vera e propria fenditura di roccia tra Monte Cardito a sud e S. Michele di Camposcuro a nord, perfettamente corrispondente a quell'ingresso, (Cavam rupem) indicato da Livio e ancora oggi è riportato allo stesso modo sulle carte topografiche dell'Istituto Geografico Militare (con il toponimo di Pietra Spaccata).
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